Islamic Relief si è messa in contatto con gli ospedali in Sudan, mentre è in vigore un debole cessate il fuoco.
Il paese è stato scosso dalla violenza, a causa dei combattimenti scoppiati il 15 aprile, costringendo i civili a rifugiarsi nelle proprie case, in cerca di sicurezza.
Il cessate il fuoco viene continuamente interrotto da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
Si spera che il cessate il fuoco consenta agli aiuti umanitari di arrivare a chi ne ha bisogno, nonché che le evacuazioni continuino in sicurezza.
Diplomatici e cittadini stranieri, negli ultimi giorni, stanno fuggendo dal Sudan in condizioni estremamente pericolose, mentre i sudanesi sono fuggiti dalla capitale Khartoum, verso i villaggi o in Egitto e in Ciad.
Anche gli ospedali sono circondati da combattimenti, che tagliano i feriti fuori dalle cure mediche di cui hanno disperatamente bisogno.
L’accesso all’assistenza sanitaria è stato gravemente compromesso dal conflitto. A Khartoum il 61% delle strutture sanitarie è chiuso e solo il 16% è in funzione, lasciando milioni di persone senza accesso all’assistenza sanitaria.
“Gli ospedali hanno bisogno di supporto urgente. La maggior parte degli ospedali di Khartoum non sono più operativi e diversi ospedali sono stati bombardati e colpiti dagli attacchi. Altri hanno esaurito il carburante e non possono funzionare. Quelli ancora aperti sono affollati di feriti e stanno finendo medicine e rifornimenti. Non hanno nemmeno abbastanza bende” – Elsadig Elnour, direttore di Islamic Relief in Sudan
Si stima che più di 800.000 persone sono state sfollate all’interno del Sudan, mentre altri 64.000 hanno cercato rifugio nei paesi limitrofi.
I beni essenziali scarseggiano e hanno prezzi proibitivi, e le famiglie lottano per accedere ad acqua, cibo, carburante e altri beni di prima necessità.
E’ stata segnalata la contaminazione delle acque di scarico e dei rifornimenti idrici, a causa della presenza di cadaveri in decomposizione, che hanno suscitato preoccupazioni per lo scoppio di focolai di malattie contagiose.
In collaborazione con il Ministero della Salute, Islamic Relief ha identificato i bisogni di diversi ospedali principali a Khartum, e ha fornito medicine e aiuti alimentari (tra cui sorgo, lenticchie, datteri, zucchero, fagioli, tè e olio da cucina)
Abbiamo circa 270 dipendenti in Sudan, la maggioranza dei quali sono sudanesi, e sono con le loro famiglie. Abbiamo anche 4 membri del personale internazionale con sede in Sudan: 3 sono a Khartoum, mentre un collega con sede nel Darfur è stato evacuato in Ciad nell’ambito di un’evacuazione terrestre delle Nazioni Unite.
Nonostante circostanze estremamente difficili, restiamo fermi nel fornire sostegno al popolo sudanese, compresi i nostri colleghi sudanesi.
Chiediamo a entrambe le parti di rispettare il cessate il fuoco, garantire che i civili e gli operatori umanitari siano protetti dalla violenza e che le agenzie umanitarie possano operare in sicurezza e sostenere le persone bisognose.
Stiamo monitorando da vicino la situazione e ci stiamo attrezzando per sostenere gli ospedali e fornire aiuti essenziali non appena sarà sicuro farlo.
“Abbiamo urgente bisogno che le parti in conflitto concordino corridoi sicuri per evacuare i feriti e consentire alle agenzie umanitarie di sostenere le persone” – Elsadig Elnour, direttore di Islamic Relief in Sudan