Marzo 2025 segna 14 anni dall’inizio di una devastante crisi in Siria; 14 anni da quando quelle che erano manifestazioni pacifiche sono sfociate in una guerra civile che ha costretto milioni di famiglie siriane a fuggire dalle proprie case

Caratterizzata dalla sua complessità, non c’era un fronte di battaglia definito e diverse parti internazionali sono state coinvolte

I civili hanno sopportato il peso maggiore, intrappolati nel mezzo di dinamiche di potere e territori in continuo cambiamento, senza sapere dove sarebbe stato sicuro per loro e per le loro famiglie.

La crisi in Siria è stata una delle più grandi crisi umanitarie al mondo, con conseguenze che hanno colpito decine di paesi nel corso degli anni.

In questo contesto, cerchiamo di raccontare la storia della crisi siriana e di come Islamic Relief ha sostenuto le sue comunità vulnerabili.

2011

Ispirati dalle rivolte della Primavera Araba in Tunisia ed Egitto, nel marzo 2011 iniziarono proteste pacifiche nelle città di Damasco e Aleppo. Molti erano insoddisfatti per i tassi elevati di disoccupazione e la percepita corruzione diffusa nel paese.

Le manifestazioni pacifiche furono però incontrate con una rapida e violenta opposizione, e le proteste si diffusero a livello nazionale. Il conflitto si aggravò rapidamente nel corso del 2011, crescendo in dimensioni e con il coinvolgimento internazionale.

A del maggio 2011, migliaia di persone erano fuggite nei paesi vicini, e numeri ancora più alti erano stati sfollati all’interno della Siria.

2012

All’inizio del 2012, le Nazioni Unite hanno tenuto i primi colloqui di pace del conflitto, guidati da Kofi Annan a Ginevra. Tuttavia, dopo il massacro di Houla nel maggio 2012, questi colloqui di pace sono crollati e il conflitto è degenerato in una guerra civile a livello nazionale.

Per la fine del 2012, le Nazioni Unite stimavano che 70.000 persone fossero state uccise, con 1 milione di siriani fuggiti nei paesi vicini. Milioni di altre persone erano state sfollate internamente e circa un quarto della popolazione aveva bisogno di assistenza umanitaria.

Nel 2012, Islamic Relief ha ottenuto l’accesso umanitario in Siria, implementando 54 progetti umanitari e di soccorso del valore di oltre 10 milioni di euro. Siamo riusciti a raggiungere più di 1 milione di beneficiari in tutta la Siria, così come rifugiati in Giordania, Turchia, Iraq e Libano.

2013

Entro la fine del 2013, dopo tre anni di conflitto, insicurezza e instabilità che avevano coinvolto quasi tutte le regioni della Siria, la crisi umanitaria era diventata estremamente grave. Nuovi gruppi si univano ai combattimenti, aumentando la violenza. Sempre più comunità venivano sfollate. Le bombe esplodevano frequentemente nelle principali città, riducendo in macerie interi sobborghi, come quello di Aleppo.

A questo punto, più di 9 milioni di persone avevano bisogno di aiuti, mentre 100.000 persone erano state uccise.
Con il conflitto che si prolungava in un altro anno, Islamic Relief ha pubblicato un report che dettagliava il sostegno che avevamo fornito alle comunità vulnerabili in Siria. Nel 2013, abbiamo realizzato 87 progetti all’interno della Siria e nei paesi vicini, inclusa una raccolta fondi di 5 milioni di euro per rispondere ai bisogni urgenti dei siriani in Giordania, Siria e Libano.

2014

Per la prima volta dal 1953, la Siria ha svolto le elezioni presidenziali, i cui risultati sono stati ampiamente considerati non democratici e hanno suscitato forti critiche a livello internazionale.

Il 2014 si sarebbe rivelato l’anno più sanguinoso del conflitto, con oltre 110.000 persone che hanno perso la vita, di cui 30.000 erano civili.

Islamic Relief ha firmato un accordo storico con l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA) per garantire aiuti alimentari e kit sanitari d’emergenza a più di 70.000 persone nel campo assediato di Yarmouk, che ospita rifugiati palestinesi, e in altre aree intorno a Damasco che affrontano gravi difficoltà.

2015

Le conseguenze della guerra civile in Siria, modificate dall’intervento internazionale sin dall’inizio del conflitto, hanno iniziato a farsi sentire in tutto il mondo. Una crisi dei rifugiati complessa e devastante ha cominciato a svilupparsi in tutta Europa, alimentata dall’instabilità in Medio Oriente e Nord Africa e dall’escalation del conflitto siriano.

La più grande crisi dei rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale ha visto oltre 1,3 milioni di rifugiati chiedere asilo in Europa, la maggior parte dei quali fuggiva dalla Siria devastata dalla guerra. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), più di 3.700 migranti sono morti tentando i pericolosi viaggi per attraversare il Mediterraneo nel 2015. In risposta a questa crisi, Islamic Relief ha lanciato una raccolta fondi d’emergenza per sostenere i rifugiati in paesi come Grecia, Italia, Svezia e Germania.

Nel 2015, Islamic Relief ha anche pianto la perdita di uno dei nostri colleghi, Nebras Elhelow, un giovane volontario siriano di Islamic Relief, che ha perso la vita all’età di soli 27 anni a causa delle gravi ferite riportate a seguito di un attacco aereo.

2016

Un secondo tentativo di colloqui di pace è stato fatto ad Astana, in Kazakistan. Sono state concordate zone di de-escalation, che hanno temporaneamente ridotto la violenza. Alla fine, però, i colloqui di pace sono falliti e i combattimenti sono aumentati, con alcune delle battaglie più violente e feroci dell’intero conflitto.

La città di Aleppo ha subito mesi di bombardamenti brutali e costanti. Sono stati riportati attacchi al cloro orribili e centinaia di migliaia di civili sono rimasti intrappolati con cibo e carburante minimi in aree assediate. Le infrastrutture di base e le strutture sanitarie sono state distrutte, con ampie segnalazioni che tutti gli ospedali nell’est di Aleppo erano stati distrutti dai bombardamenti aerei.

Islamic Relief è stata una delle poche organizzazioni umanitarie rimaste ad Aleppo, fornendo aiuti vitali nonostante le immense difficoltà e i rischi affrontati dai nostri operatori umanitari.

Nel 2016, la nostra risposta d’emergenza da 26,6 milioni di euro ha raggiunto più di 3,37 milioni di siriani vulnerabili in 4 paesi.

2017

La città di Khan Shaykhun, nella governatorato di Idlib, è stata il luogo di uno degli attacchi più orribili dell’intero conflitto siriano. Un attacco con agente nervino ha causato la morte di oltre 100 persone, tra cui 32 bambini. Anche le città di Raqqa e Douma hanno visto operazioni militari su larga scala nel 2017, rendendo entrambe le città irriconoscibili e quasi invivibili.

Islamic Relief ha fornito medicine e forniture mediche vitali per le strutture sanitarie ad Aleppo, Idlib e Homs. Abbiamo anche finanziato più di una dozzina di centri di dialisi, 4 unità sanitarie mobili, sostenuto 16 centri di salute pediatrica e creato una nuova struttura al servizio di migliaia di pazienti renali.

Nel ospedale di Douma, abbiamo pagato gli stipendi del personale medico affinché potessero continuare a lavorare durante l’assedio e formato oltre 150 operatori sanitari, medici, ostetriche e responsabili sanitari per fornire migliori servizi. Il nostro supporto ha permesso al personale medico di continuare a lavorare durante l’assedio di Douma nel 2017, in Siria.

2018

Un altro round di colloqui di pace è fallito, portando alla crisi di Ghouta orientale, una serie di campagne di bombardamenti sempre più intense nella Ghouta orientale, una zona nella campagna di Damasco che ospitava 400.000 civili. Gli attacchi hanno causato diverse centinaia di morti e migliaia di feriti. L’assedio, durato quasi 2 mesi, ha ridotto la regione di Ghouta orientale in macerie. Amnesty International ha descritto la crisi come “un flagrante crimine di guerra”.
Nel 2018, abbiamo supportato 1,6 milioni di persone in Siria, così come rifugiati nei paesi vicini.

2019

Una nuova ondata di violenza mortale è esplosa, con le città di Idlib e Hama che hanno subito i bombardamenti più intensi degli ultimi anni, compresi attacchi con fosforo documentati.

Con il conflitto che entrava nel suo ottavo anno, gli orrori causati dalla violenza incessante non mostravano segni di fine. Milioni di persone erano state costrette a fuggire dalle proprie case e dal proprio paese, una generazione di bambini aveva perso anni fondamentali di istruzione e decine di migliaia di civili innocenti erano stati uccisi.Eppure, le bombe continuavano a cadere.

Entro la fine del 2019, gli otto anni di conflitto avevano causato un bilancio impressionante di 11,7 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria. Islamic Relief ha pubblicato un “Report sugli 8 anni di crisi”, che illustrava come avevamo supportato le comunità vulnerabili in Siria sin dall’inizio del conflitto e come avremmo continuato a fornire aiuto nei cinque anni successivi.

2020

Un fragile cessate il fuoco è stato negoziato, portando a una riduzione dell’intensità dei combattimenti, ma non alla fine del conflitto, che lentamente è scomparso dai titoli dei media occidentali.

Tuttavia, all’interno della Siria, un sistema sanitario già esausto è stato spinto al limite quando il Covid-19 è arrivato a marzo 2020, minacciando di sopraffare il paese.
La nostra risposta alla pandemia che ha raggiunto la Siria è stata immediata. Abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per equipaggiare le strutture sanitarie con articoli come guanti, maschere e salviette sterili. Abbiamo anche sterilizzato gli spazi pubblici, distribuito kit igienici e pacchi alimentari alle famiglie siriane vulnerabili e sensibilizzato sulle pratiche per migliorare l’igiene e prevenire la diffusione dell’infezione.

2021

Un triste traguardo. Erano passati 10 anni dall’inizio del conflitto in Siria, un decennio devastante durante il quale il popolo siriano aveva affrontato livelli inimmaginabili di sofferenza e perdita.

Il conflitto iniziato nel 2011 era diventato la “peggiore catastrofe causata dall’uomo dalla Seconda Guerra Mondiale”, come descritto dalle Nazioni Unite. I numeri nel 2021 erano impressionanti: centinaia di migliaia di persone erano state uccise, 6,2 milioni di persone erano sfollate all’interno della Siria e 5,6 milioni di rifugiati erano fuggiti all’estero.

Dall’inizio della crisi, avevamo investito oltre 350 milioni di euro per realizzare una vasta programmazione umanitaria in Siria e nei paesi vicini. Mentre molte organizzazioni si erano ritirate nel 2020, noi eravamo ancora presenti. Il nostro straordinario personale ha affrontato sfide enormi, spesso a costo di grandi sacrifici personali, per assistere le persone vulnerabili.

2022

Ci siamo uniti nel dolore e nella solidarietà quando dei bambini, parenti di un operatore umanitario di Islamic Relief, sono stati tra i civili uccisi da un attacco aereo a Idlib. 4 bambini, di età compresa tra i 2 e gli 8 anni, erano a casa quando le bombe sono cadute poco dopo l’alba.

“Queste morti tragiche sono sentite da tutta la famiglia di Islamic Relief. In così poche anni, questi giovani bambini avevano già dovuto fuggire dalla loro vecchia casa nel tentativo di sfuggire alla violenza, ma non esiste un posto veramente sicuro. A 11 anni dall’inizio della crisi, i bambini di Idlib non sono ancora al sicuro, nemmeno nelle loro stesse case”

ha dichiarato Ahmed Mahmoud*, Direttore di Islamic Relief in Siria all’epoca.

Pur avendo fornito aiuti salvavita fin dall’inizio della crisi siriana, anche dopo 11 lunghi e strazianti anni, sentiamo ogni morte tragica con la stessa intensità.

2023

La Siria è stata scossa da una serie di enormi terremoti a febbraio 2023, costringendo le comunità già dipendenti dagli aiuti umanitari a scivolare ancora più in profondità nella povertà. Un terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito vicino al confine tra Turchia e Siria, seguito poche ore dopo da un altro terremoto di magnitudo 7,7, e migliaia di scosse di assestamento nelle settimane e nei mesi successivi.

La parte nord-ovest della Siria è stata la più colpita. L’area interessata ospitava migliaia di persone già sfollate a causa del conflitto, alcune delle quali sono state costrette a spostarsi ancora una volta. Lo sfollamento e la richiesta di rifugio erano così alti che i nuovi campi temporanei sono diventati sovraffollati quasi immediatamente, e le malattie trasmesse dall’acqua si sono diffuse rapidamente.

I terremoti devastanti, uniti a 13 anni di conflitto estenuante, hanno fatto sì che il 70% della popolazione del paese avesse bisogno di aiuti umanitari nel 2023.

2024

Dopo 14 lunghi anni di conflitto, la fine è arrivata rapidamente.

La più significativa escalation militare dal 2020 ha portato a un cambiamento dei territori, alla fine di un regime e alla conclusione di oltre 13 anni di conflitto.

La violenza di novembre 2024 ha provocato uno spostamento massiccio dalla zona rurale occidentale di Aleppo e dalla zona rurale orientale di Idlib verso regioni più sicure nel nord e nell’ovest di Idlib e nel nord di Aleppo.
Pur essendo un evento storico che ha offerto ai siriani uno spiraglio di un futuro più prospero, i pensieri si sono rapidamente concentrati sulla ricostruzione del paese. Quasi 14 anni di crisi orribili avevano lasciato il paese in rovina, con un’economia devastata e infrastrutture critiche quasi non funzionanti.

2025

Un nuovo futuro per la Siria.

Mentre la fine del conflitto ha offerto una parvenza di una nuova alba per il paese, la realtà è che il futuro della Siria rimane incerto. È un paese di rovine e macerie. La strada verso la ricostruzione sarà lunga, costosa e senza dubbio dolorosa, ma è un processo che deve essere guidato dal popolo siriano.
La comunità internazionale deve stare al fianco del popolo siriano, offrendo non solo aiuti, ma anche la possibilità di guarire e ricostruire con dignità.

Islamic Relief sostiene il popolo siriano dal 2011 e continueremo ad aiutarli mentre intraprendono l’enorme compito di ricostruire le loro vite e comunità distrutte.

© Copyrights 2025 Islamic Relief Italy, Inc. Tutti i diritti riservati. 97325770150

DONAZIONE RAPIDA