Decine di migliaia di afghani si trovano in condizioni estremamente critiche in campi improvvisati, dopo aver attraversato il confine dal Pakistan, come riporta il team di Islamic Relief

Molti arrivano in Afghanistan senza rifugio, cibo, denaro né acqua, e hanno raccontato di aver dovuto abbandonare tutti i loro averi – inclusi animali e utensili domestici – perché non potevano permettersi di trasportarli.

Nei prossimi giorni e mesi, si prevede l’arrivo di altre famiglie, dopo l’annuncio del governo pakistano che tutti gli individui senza documenti e i possessori di Afghan Citizen Cards (ACC) dovranno lasciare il paese entro il 31 marzo 2025, altrimenti saranno espulsi con la forza. Dal 1° aprile, almeno 44.900 persone sono già rientrate in Afghanistan, di cui circa il 58% sono bambini, secondo l’UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati).

Ramin Sadat, produttore media di Islamic Relief, faceva parte del team di valutazione presso il valico di frontiera di Torkham, nell’Afghanistan orientale. Racconta:

“Ho documentato i rientri del 2023 e 2024, ma questa nuova ondata è qualcosa che non avevo mai visto prima. Le persone arrivano in massa, ricoperte di polvere, stipate su camion, di fronte a un confine desolato e privo di servizi essenziali. La prima cosa che li accoglie è una tempesta di vento e sabbia gelida.”

Questo nuovo afflusso rischia di congestionare ulteriormente i campi già sovraffollati, in un momento in cui i tagli globali agli aiuti umanitari hanno portato alla chiusura di molti servizi essenziali in Afghanistan, tra cui strutture sanitarie e distribuzioni alimentari.

Molte famiglie arrivate di recente hanno compiuto viaggi estenuanti da diverse zone del Pakistan. Con l’arrivo delle piogge primaverili e dell’estate torrida, dovranno affrontare condizioni climatiche estreme che metteranno a rischio la loro sopravvivenza.

Un padre di cinque figli, Karim*, ha raccontato a Islamic Relief:

“Ho vissuto in Pakistan per 30 anni. Mi sono sposato lì e lì sono nati tutti i miei figli. Non ho potuto portare con me tutte le mie cose perché il costo del trasporto era troppo alto. Ho dovuto vendere tutto. Ora siamo arrivati al Campo Omari, ma non ci sono servizi di alcun tipo. Per favore, abbiamo bisogno del vostro aiuto per superare questo momento difficile.”

Molti degli sfollati hanno vissuto in Pakistan per decenni, fuggendo dai conflitti e dall’instabilità nel proprio paese d’origine. Tra loro ci sono bambini nati in Pakistan, che non hanno mai messo piede in Afghanistan. Altri non hanno più legami familiari nel paese o non lo visitavano da molti anni. Non stanno tornando davvero “a casa”, perché non conoscono l’Afghanistan, e non hanno né una casa né un lavoro per ricominciare la loro vita.

Ramin Sadat racconta che alcuni giovani appena arrivati non parlano nemmeno le lingue locali:

“Ho parlato con molti bambini, i loro occhi erano pieni di incertezza, e la maggior parte non parlava quasi nessuna delle due lingue più diffuse in Afghanistan. Il mio cuore soffre per loro. Ricominciare qui sarà una sfida immensa.”

Islamic Relief prevede di fornire supporto alle famiglie arrivate attraverso i valichi di Torkham (provincia di Nangarhar) e Spin Boldak (provincia di Kandahar), collaborando a stretto contatto con le autorità locali e l’UNHCR. Oltre a cibo e rifugio, il team di valutazione ha riscontrato che le famiglie hanno bisogno urgente di articoli per la casa come utensili da cucina, coperte, stuoie, e accesso all’istruzione. Molti rientrati sono sprovvisti di documenti di identità validi, il che ostacola l’accesso ai servizi essenziali e alla protezione. C’è anche un forte bisogno di vestiti, biancheria da letto, contenitori per l’acqua e sistemi di illuminazione.

© Copyrights 2025 Islamic Relief Italy, Inc. Tutti i diritti riservati. 97325770150

DONAZIONE RAPIDA