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GIOVEDÌ 2 OTTOBRE – 100 organizzazioni della società civile e attori umanitari hanno lanciato un appello urgente per la protezione dei civili a El Fasher, capitale assediata del Nord Darfur. Il tempo sta per scadere per circa 260.000 civili – tra cui 130.000 bambini – intrappolati nell’ultima linea del fronte in Darfur tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF).
L’appello arriva mentre la situazione nella città continua a peggiorare: secondo le ultime notizie, le RSF stanno attualmente bombardando El Fasher. Gli attacchi più recenti sono stati particolarmente letali. Mercoledì, la Rete dei Medici Sudanesi ha riferito che 16 civili – tra cui tre donne – sono stati uccisi e altri 21 feriti, compresi cinque bambini, in un attacco mirato con droni su quartieri residenziali. I comitati di resistenza di El Fasher hanno localizzato l’attacco nel quartiere di Daraja Awlaa, dove si trovava un assembramento civile. Solo il giorno prima, almeno sei civili sono stati uccisi e decine feriti quando le RSF hanno bombardato uno dei principali rifugi per sfollati della città, colpendo proprio mentre le famiglie si riunivano per la colazione.
Questi attacchi si aggiungono a un assedio che dura da oltre 500 giorni. Le RSF hanno ripetutamente utilizzato la fame come arma di guerra, impedendo l’ingresso di cibo e aiuti umanitari essenziali. L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani segnala che non esistono vie di fuga sicure da El Fasher.
Vista la gravità della situazione, una dichiarazione congiunta coordinata da PAEMA e Avaaz, firmata da 100 organizzazioni tra cui Refugees International, The Sentry e il Global Centre for the Responsibility to Protect, chiede con urgenza l’accesso umanitario sicuro, incluso il passaggio volontario e protetto per i civili intrappolati nella città.
“È indispensabile garantire senza indugi rotte di evacuazione sicure per offrire ai civili di El Fasher un passaggio volontario, sicuro e dignitoso,” si legge nella dichiarazione. La soluzione più efficace per proteggere i civili in Sudan resta un cessate il fuoco totale e a livello nazionale.”
Jamal, volontario in una mensa popolare locale, ha raccontato ad Avaaz mercoledì:
“Le RSF hanno preso di mira sfollati innocenti nel rifugio Abu Bakr Al-Siddiq. Interi isolati residenziali sono stati dati alle fiamme. Due bambini piccoli hanno perso la madre durante l’attacco. Non sono ancora stati identificati, né si conosce la loro famiglia. Sono rimasti soli nel rifugio. La situazione umanitaria è catastrofica: carestia, bombardamenti, uccisioni. Neppure i centri destinati alla sicurezza vengono risparmiati. Imploriamo la fine dell’assedio a El Fasher e l’arrivo degli aiuti umanitari. I civili stanno morendo di fame, i bambini muoiono ogni giorno, e ogni giorno porta nuove stragi. La vita qui è diventata insostenibile.”
Oltre 470.000 persone sono state sfollate da El Fasher e dalle aree circostanti dall’inizio dell’assedio, nel maggio 2024. Nelle ultime quattro settimane, la violenza è aumentata drasticamente, così come gli attacchi contro i civili. Gli uomini in età da combattimento vengono uccisi lungo le strade. Lasciare El Fasher è oggi più pericoloso che restarvi, nonostante i bombardamenti quotidiani e gli attacchi con droni.
La dichiarazione congiunta evidenzia quattro misure fondamentali per evitare una strage di civili a El Fasher:
Devono essere immediatamente garantiti corridoi sicuri e volontari per l’evacuazione dei civili da El Fasher.
Va identificato un coordinatore per l’evacuazione da un’agenzia leader con capacità operative e presenza sul territorio.
È necessario stabilire e monitorare vie di accesso umanitario, anche mediante immagini satellitari e droni di sorveglianza, con relazioni quotidiane agli organismi competenti delle Nazioni Unite e ad altri attori chiave.
Deve essere assicurato l’accesso umanitario a El Fasher per fornire assistenza salvavita, inclusa assistenza medica, a queste popolazioni vulnerabili. L’intera risposta umanitaria nel Nord Darfur deve essere potenziata.
Molti abitanti di El Fasher non sono in grado di evacuare in sicurezza perché affamati, deboli, malati, anziani, disabili o feriti. Gli aiuti umanitari devono includere acqua, cibo, medicinali e altri beni essenziali. L’accesso agli aiuti è urgente anche per contrastare una carestia ormai confermata e la peggiore epidemia di colera che il Sudan abbia visto negli ultimi anni, che ha già provocato almeno 350 morti solo in Darfur.
“Con la carestia che si diffonde e i bombardamenti quotidiani che uccidono civili, la comunità internazionale non può restare a guardare e lasciar accadere un’altra Rwanda o Srebrenica,”
ha dichiarato Andrew Legon, Direttore delle Campagne di Avaaz.