Molti hadith – detti del profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) – si riferiscono a questo profondo affetto e sentimento di fratellanza:
“Nessuno di voi sarà un vero credente finché non vorrà per suo fratello ciò che desidera per se stesso.”
Se un musulmano empatizza con il dolore del prossimo e gli augura la stessa consolazione e buona vita che desidera per se stesso, come conseguenza, cercherà di alleviare la sofferenza dell’altra persona offrendo carità.
Oltre agli indiscutibili benefici per coloro che ricevono la carità, l’Islam sottolinea anche il senso spirituale per chi offre la sua ricchezza, vista come promemoria del fatto che ogni benedizione che si possiede in questa vita proviene da Allah. Non dobbiamo accumulare le nostre ricchezze e benedizioni, ma riconoscere che Allah desidera l’essere compassionevoli e condividere le nostre provviste con altri senza orgoglio né arroganza: “O credenti! Non sprecate la vostra carità ostentandola o offendendola, come colui che contribuisce affinché la gente la veda…” (Corano 2:264).
Il Corano ci ricorda che esiste un diritto riconosciuto, per i bisognosi e gli svantaggiati, sulla nostra ricchezza, per cui facendo del bene agli altri, un musulmano sta compiendo un dovere verso i bisognosi, evitando di provare arroganza per la propria generosità:
Infatti, Allah descrive quelli che impediscono il sostentamento degli orfani e l’alimentazione dei poveri come quelli che rifiutano la fede: “Non vedi colui che taccia di menzogna il Giudizio? È quello stesso che scaccia l’orfano e non esorta a sfamare il povero” (Corano 107:1-3); poiché la carità deve essere data nella “prosperità o nell’avversità” (3:134), senza paura della povertà. Dobbiamo avere fede nel fatto che l’atto sincero di offrire, può portare solo una ricompensa abbondante: