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Sudan INGO Forum12 agosto 2025
Le organizzazioni non governative internazionali che operano in Sudan condannano con la massima fermezza i rinnovati e devastanti attacchi contro El Fasher, iniziati l’11 agosto e proseguiti per tutta la giornata e la notte.
I bombardamenti indiscriminati hanno provocato la distruzione diffusa di abitazioni, mercati, ospedali e siti di accoglienza per sfollati. Secondo quanto riportato dai soccorritori locali, almeno 40 civili sono stati uccisi, dopo che due campi per sfollati sono stati colpiti. Ancora una volta, sono i residenti della città a pagare il prezzo più alto per le gravi violazioni del Diritto Internazionale Umanitario (DIU).
La popolazione di El Fasher è sotto assedio da oltre quattordici mesi. La città è strangolata non solo da continui bombardamenti aerei e d’artiglieria, ma anche dall’uso sistematico della fame come arma di guerra. Gli aiuti umanitari sono bloccati da mesi, i commercianti vengono attaccati e agli agricoltori è impedito di coltivare. Segnalazioni indicano che le scorte alimentari vengono accaparrate per scopi militari, aggravando ulteriormente le sofferenze dei civili. Con i mercati svuotati, tasse elevate sulla circolazione delle merci e prezzi in vertiginoso aumento, le persone sono state costrette a nutrirsi con mangimi per animali, ormai anch’essi in esaurimento. Le cucine comunitarie, gestite da volontari locali, sono prese di mira e, a causa dell’esaurimento dei fondi, riescono a servire solo donne e bambini. Senza rifugi sicuri, alcuni civili sono arrivati a scavare buche nel terreno per proteggersi dai bombardamenti.
Gli attacchi continui, l’ostruzione dell’assistenza e il danneggiamento intenzionale delle infrastrutture vitali evidenziano una strategia deliberata di annientamento della popolazione civile attraverso fame, paura ed esasperazione. Non esiste una via di fuga sicura dalla città: le strade sono bloccate, e chi tenta di scappare rischia attacchi, estorsioni ai posti di blocco, discriminazione e morte. I sopravvissuti raccontano di essere stati derubati persino dell’acqua, e di aver dovuto scavare tombe improvvisate lungo il cammino per chi moriva durante la fuga. Gli operatori umanitari e le loro famiglie continuano a essere presi di mira e detenuti, mentre numerose testimonianze denunciano violenze sessuali e abusi diffusi, soprattutto contro chi cerca di fuggire.
Chiediamo a tutte le parti in conflitto di:
Rivolgiamo un appello alla comunità internazionale – inclusi il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le organizzazioni regionali, i paesi donatori e gli attori con influenza sulle parti in conflitto e sui loro sostenitori – affinché agiscano con decisione per proteggere i civili a El Fasher e in tutto il Sudan, anche attraverso l’applicazione della Risoluzione 2736 del Consiglio di Sicurezza sull’emergenza a El Fasher e della Risoluzione 2417 sull’uso della fame come arma di guerra.
Il silenzio e l’inazione non fanno che alimentare nuove atrocità di massa.Il popolo di El Fasher non può più aspettare: la sua sopravvivenza dipende da un’immediata cessazione della violenza, da un accesso umanitario senza restrizioni e dalla tutela effettiva dei suoi diritti fondamentali.