Siria, nuovi attacchi a Idlib

Nuovi attacchi segnano un mortale anniversario dell’ottavo anno di crisi che ha intrappolato decine di migliaia di persone in un ciclo di sofferenza senza fine.

Diversi edifici sono stati attaccati, tra cui ospedali supportati da Islamic Relief.

40.000 persone sono ancora sfollate a Idlib.

Alcune famiglie hanno vissuto uno stato di sfollamento per più di 10 volte negli ultimi 8 anni di crisi.

Ogni situazione di sfollamento aumenta il rischio per i bambini di matrimoni precoci, lavoro minorile e sfruttamento da parte di gruppi armati.

 

 

Un guerra che non sembra avere fine

Naser Haghamed, CEO di Islamic Relief, ha dichiarato:

“La crisi in Siria è ancora in corso e per oltre tre milioni di persone a Idlib questo incubo vivente non sembra avere una fine.

Gli attacchi inconcepibili di questo fine settimana sono stati i peggiori che abbiamo visto a Idlib negli ultimi mesi, colpendo ospedali e centri sanitari già assediati e dimostrando che non possiamo più ignorare il popolo di Idlib. Hanno anche distrutto una panetteria pubblica, che sta fornendo cibo essenziale per la sopravvivenza delle famiglie.

I campi di Idlib – che attualmente ospitano più di 190.000 persone – stanno già implodendo, con condizioni che continuano a peggiorare e aiuti che stanno esaurendo, mentre la comunità internazionale sposta la sua attenzione altrove.”

Naser Haghamed ha aggiunto: “Ci sono gravi carenze di cibo e medicine, le famiglie continuano ad essere costrette a spostarsi con un ritmo scioccante.

Non ci sono abbastanza medicinali, in particolare c’è carenza di alcuni tipi di antibiotici, farmaci per il cancro e farmaci per il trattamento di malattie cardiache e renali, nonché per molti altri disturbi. Spesso non c’è abbastanza acqua pulita o elettricità, tutto ciò rende la chirurgia anche di routine potenzialmente letale, con carenza di anestetici, il che significa che le persone spesso ricevono solo un sollievo parziale dal dolore durante le operazioni.

Molti medici e altro personale sono fuggiti dal paese, mentre quelli che sono rimasti stanno lavorando senza retribuzione.

Per non parlare dei pazienti che non si possono permettere le spese mediche o i feriti che hanno estremo bisogno di assistenza.

I nostri operatori si imbattono costantemente in corpi di bambini feriti o addirittura senza vita a causa degli ordigni inesplosi nascosti tra le macerie delle case e degli edifici distrutti, dove solitamente giocavano o cercavano beni da rivendere per poter guadagnare qualche soldo.”

La loro sofferenza è anche nostra. Aiutaci a continuare a salvare vite in Siria.

 

 

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