Alaa Salem, operatrice umanitaria di Islamic Relief Italia, ci racconta la sua testimonianza dal campo, nel Marocco colpito dal terremoto l’8 settembre, che ha causato più di 2.000 morti e oltre 5.000 feriti.

“La nostra giornata è iniziata con una scossa di 4.6 che abbiamo tutti sentito la mattina presto. Stavo tornando a letto quando ho sentito il muro vicino a me tremare. La terra ha continuato a muoversi per almeno un’ora, non riesco nemmeno ad immaginare il terrore che deve aver pervaso le persone durante il terremoto dell’8 settembre.

Più tardi abbiamo lasciato l’appartamento in cui alloggiavamo e abbiamo incontrato un nostro collaboratore per discutere della logistica del camion che avrebbe trasportato gli aiuti.

Imindounit sarebbe stata la nostra missione per quel giorno, un posto il quale nome significa letteralmente “ingresso del mondo”.

Per strada il traffico era intenso, in quanto la forte scossa aveva causato nuovi danni a case e strade. Ambulanze, squadre di salvataggio ed escavatori stavano operando per assistere le persone e rimuovere i massi che erano finiti per strada durante la scossa mattutina.

Dopo aver superato Majjat, abbiamo iniziato la nostra ascesa sulle montagne dell’Atlas, in direzione di Imindounit. Il piano era incontrarci con Mohammed, l’autista del camion, ad Adassil, dove aveva passato la notte dopo l’ultima distribuzione.

Subhanallah, Mohammed si era portato appresso un amico che si era offerto volontario per dare una mano. Mentre ci stavano aspettando, l’amico di Mohammed è caduto dal camion ferendosi gravemente all’anca. Un elicottero ha dovuto portarlo nell’ospedale di Marrakech, perché in ambulanza la strada sarebbe stata pericolosa. Il giorno dopo l’avrebbero sottoposto ad un intervento chirurgico. Ricordatelo nei vostri duaa.

Quando abbiamo incontrato Mohammed ci è sembrato visibilmente scosso e preoccupato per l’amico, ma era intento a portare a termine la sua missione e ci siamo incamminati di nuovo. Gli autisti dei camion hanno un ruolo cruciale in questa emergenza.

Le strade erano veramente difficili. Abbiamo deciso di cambiare destinazione per non sottoporre Mohammed ad ulteriore stress. Le autorità locali ci hanno indicato Azrou Mellene, un piccolo villaggio a 21 km da Imindounit, situato ad un’altitudine maggiore. Lungo il percorso per il villaggio potevamo scorgere Imindounit e le pericolose strade che la circondano. Mi spezza il cuore vederla e non poterla raggiungere. La mia speranza è che qualcuno la raggiunga, assieme a tutti gli altri villaggi remoti che stanno soffrendo da soli. Allah li protegga.

Ci siamo confrontati diverse volte sulla possibilità di lasciare perdere e ritornare in dietro, mentre le strade diventavano sempre più strette e sterrate, ma abbiamo continuato a motivarci a vicenda, fiduciosi che se ci trovavamo lì era per volontà di Allah swt. Mentre ci avvicinavamo alla nostra destinazione, potevamo vedere gli aiuti raggiungere i villaggi che attraversavamo, testimonianza della generosità del popolo marocchino, che si è mobilitato da subito assieme alle autorità per rispondere alla sofferenza dei loro fratelli e sorelle.

Tuttavia questa grande mobilitazione ci ha sottoposto a diverse difficoltà durante i primi giorni, in quanto la situazione cambiava ogni ora, ed iniziavamo a preoccuparci di raggiungere Azrou Mellene e trovare già degli aiuti, come ci era capitato in precedenza.

Finalmente possiamo scorgere il villaggio. Ad accoglierci è il suo M’qdem (responsabile) assieme all’intera comunità, che si riunisce nell’area principale. Alcuni di noi fanno una valutazione dei bisogni con i responsabili della comunità, ed altri parlano con la gente e ascoltano le loro storie e sofferenze.

Il villaggio ha 125 famiglie, ed è circondato da altri 3 piccoli villaggi che avevano bisogno altrettanto di aiuto. Aoufur, 29 famiglie, Isqan, 34, Tighist 19. Essendo difficile da raggiunge, gli aiuti che erano arrivati fino ad allora erano latte, pane e vestiti per i bambini.

La maggior parte delle case è inagibile e la moschea principale è stata gravemente danneggiata. L’intero villaggio dorme all’aperto, e rientrano in casa solo per fare rifornimento di acqua, per poi correre di nuovo fuori. Cucinano all’aperto e non hanno accesso ai bagni. Il M’qdem ci spiega le grosse difficoltà che affrontano in quanto il villaggio è molto affollato. Cerco di immaginare come sarebbe la mia vita da donna in quelle condizioni, ma Allah swt ha donato a queste persone la forza e la pazienza necessari a convivere con tutto questo.

L’ospedale più vicino è quello di Majjat (72km) e i bambini non vanno a scuola perché inagibili, e perchè gli insegnanti hanno paura di presentarsi. Ci informano che la comunità ha davvero bisogno di coperte, ed immediatamente mi sento sollevata perché gli aiuti stanno raggiungendo chi ha davvero bisogno. Alhamdulillah.

Prima di iniziare la distribuzione ci prendiamo il tempo di registrare le persone. Ogni famiglia viene chiamata ed un membro viene a ritirare il kit, che include 3 coperte ed un cuscino.

La distribuzione prende molto tempo, ma l’intera comunità stava collaborando. Ogni persona che incontravamo ci ringraziava e si scusava, e io Subhanallah mi sentivo in colpa ad ogni “semho lina” che usciva dalla loro bocca.

Durante la distribuzione abbiamo percepito un’altra scossa e la comunità ci ha detto di spostarci immediatamente dalle case. Ci siamo fermati per un attimo prima di riprendere con le distribuzioni. Queste comunità hanno imparato a convivere con scosse giornaliere Subhanallah.

Quando abbiamo finito l’intero villaggio si è unito per pregare insieme, è stato un momento molto emozionante. Abbiamo pregato sull’anima di chi ha perso la propria vita, per l’amico di Mohammed e per tutte le persone che stanno sostenendo le comunità colpite. I loro duaa sono il dono più prezioso che possiamo ricevere, sono grata ad Allah swt per avermi permesso di essere lì e di incontrare la bellissima, generosa e forte gente della regione dell’Atlas. Ho imparato molto da loro.

Abbiamo lasciato Azrou Mellene intorno alle 22 in direzione di Chichaoua. Per strada potevamo vedere le persone camminare su strade davvero pericolose, dove non si poteva scorgere la fine dello sterrato dal burrone.

Il nostro viaggio di ritorno è stato pieno di riflessioni. Tutte le difficoltà sono sostituite da gratitudine verso Allah swt, per averci permesso di passare una giornata con la comunità di Azrou Mellene, e portare un sorriso sui loro volti. Abbiamo potuto vedere il cambiamento nel loro approccio, da distante e silenzioso all’inizio, a canti e risa insieme alla fine. E penso che sia questo il cuore del nostro lavoro umanitario: senza connessione con le persone non possiamo essere in grado di servirle con dignità.”

Abbiamo lanciato un appello di emergenza per fornire aiuti ai sopravvissuti al devastante terremoto in Marocco.

Stiamo collaborando con organizzazioni umanitarie locali per fornire aiuti, in coordinamento con le autorità marocchine che stanno guidando la risposta complessiva.

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