Sono aumentate le tensioni nei Territori Palestinesi Occupati (TPO) e in Israele negli ultimi mesi, con attacchi letali contro i civili in Cisgiordania, e un attacco mortale contro gli israeliani a Gerusalemme Est alla fine di gennaio. Nei primi tre mesi del 2023 sono stati uccisi almeno 88 palestinesi, tra cui circa 17 bambini, e 15 israeliani.

Il 5 aprile le forze israeliane hanno fatto irruzione nella moschea di Al Aqsa durante il mese di Ramadan e hanno arrestato, picchiato e ferito molti palestinesi. Da allora sono stati lanciati i razzi da Gaza e dal Libano e sono partiti degli attacchi aerei israeliani su Gaza e c’è il rischio di un’ulteriore escalation nei prossimi giorni.

Lavoriamo nei Territori Palestinesi Occupati dal 1997, fornendo alle persone più vulnerabili aiuti umanitari e di sviluppo a lungo termine sostenendo la società civile locale.

Islamic Relief chiede la fine immediata dell’escalation di violenza

 

Qualsiasi ulteriore escalation aumenterà inevitabilmente le vittime tra i civili. Sappiamo dai precedenti anni che sono in modo schiacciante e sproporzionato che sono i civili palestinesi ad essere uccisi e feriti, compresi molti bambini. 

Durante gli attacchi del maggio 2021, 284 palestinesi sono stati uccisi (256 a Gaza e 29 in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est) e migliaia sono rimasti feriti, oltre a 15 israeliani uccisi e 114 feriti. Almeno un quarto delle vittime palestinesi erano bambini.

Islamic Relief condanna fermamente ogni violenza contro i civili. Tutti i palestinesi e gli israeliani, indipendentemente dalla religione o dall’etnia, hanno il diritto di vivere in condizioni di sicurezza e dignità e di vedere rispettati i propri diritti umani fondamentali.

Crediamo che questo non sarà possibile fino a quando le cause alla radice della crisi non saranno affrontate e l’ingiustizia e la disuguaglianza al centro dell’occupazione israeliana non finiranno. 

L’occupazione, dichiarata illegale ai sensi del diritto internazionale, colpisce ogni aspetto della vita quotidiana dei palestinesi: ha peggiorato la povertà, nega i loro diritti umani fondamentali e mina la loro dignità. Islamic Relief chiede la fine dell’occupazione e del blocco di Gaza, attraverso una soluzione duratura che sia radicata nel diritto internazionale e nella giustizia.

Chiediamo ai leader mondiali di intensificare gli sforzi per prevenire qualsiasi ulteriore escalation di violenza, ma anche di chiedere la fine dell’occupazione e lavorare per un accordo di pace giusto e duraturo. L’inazione della comunità internazionale nel corso degli anni significa essere complici dell’occupazione e della sofferenza dei palestinesi.

Condanniamo qualsiasi attacco a luoghi di culto come moschee, sinagoghe e chiese, e attacchi ai fedeli. Chiediamo a tutte le parti di prevenire attacchi contro i siti religiosi e luoghi religiosi, al fine di proteggere l’incolumità dei fedeli e sostenere il loro diritto al culto in pace.

L’occupazione colpisce ogni aspetto della vita quotidiana dei palestinesi: ha radicato la povertà, nega i loro diritti umani fondamentali e mina la loro dignità. Quasi un terzo dei 5.4 milioni di palestinesi che vivono nei Territori Palestinesi Occupati ora vive in povertà e 2.1 milioni hanno bisogno di aiuti (di cui 1.3 milioni a Gaza e 800.000 in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est).

Gaza è sotto il blocco israeliano dal 2007. Più di 2.2 milioni di palestinesi ora vivono sotto il blocco, che taglia Gaza fuori dal resto dei territori palestinesi e dal resto del mondo, e ha alimentato alti livelli di povertà e disoccupazione e paralizzato i servizi essenziali. Gaza sotto il blocco è stata ampiamente descritta come la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Il blocco ha imposto severe restrizioni al movimento di merci e persone dentro e fuori Gaza.

Il blocco ha degradato  un’economia un tempo vivace, in cui prosperavano industrie come l’agricoltura, il tessile, i mobili e la pesca. Gli agricoltori, i produttori e i piccoli produttori di Gaza ora hanno poco o nessun accesso ai loro mercati tradizionali in Cisgiordania.

Di conseguenza, 1.3 milioni di persone – quasi il 60% della popolazione di Gaza – ora hanno bisogno di aiuti esterni. Molti genitori non possono permettersi di nutrire adeguatamente se stessi o i propri figli. Il sistema sanitario è a corto di risorse, sovraccarico e sull’orlo del collasso. Acqua ed elettricità sono spesso disponibili solo per poche ore al giorno.

I bambini e i giovani a Gaza devono affrontare sfide particolari. Una generazione di giovani è psicologicamente segnata dai bombardamenti e dal blocco. Il blocco e i livelli estremamente elevati di disoccupazione giovanile fanno sì che molti giovani si sentano sempre più frustrati: non abbiano speranze per il futuro, non possono realizzare le loro aspirazioni e sentono che la loro vita è permanentemente sospesa.

Il lavoro di Islamic Relief a Gaza fornisce aiuti essenziali come cibo e acqua, sostiene le piccole imprese e gli agricoltori a coltivare e commercializzare i loro prodotti, fornisce ai giovani le competenze per trovare lavoro e fornisce supporto psicosociale ai bambini. Sosteniamo anche i bambini orfani e le madri vedove, sosteniamo le scuole e forniamo forniture mediche durante le emergenze. Questo lavoro ha un enorme impatto sulla vita di alcune delle persone più povere di Gaza.

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